Nail art barocca!!!

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Come trascorrere il tempo quando si è costrette in casa? Dopo aver sistemato, cucinato eccetera, la fantasia deve trovare libero sfogo! Con smalto marrone scuro leggermente brillantinato e smalto verde cupo, ecco nascere una composizione un po’ barocca sulle mie unghie… Hahahahahaha… Peccato che la foto non renda giustizia ai colori! 😉😄

Il re della nostra casa? È un sorcio!!! 🐭

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Ecco, vi presento Batuffolo, per gli amici Bat Bat! Lui è il re incontrastato della nostra casa. Un re abbastanza tranquillo e silenzioso, pigro e, diciamolo, decisamente famelico, amante della compagnia e della pulizia. Se la sua gabbia… ehm… pardon… reggia non è ben pulita, protesta mordendo le sbarre, se non è ben rifornito di cibo, tanto fresco quanto secco, protesta e, se noi usciamo dalla stanza, addirittura si indigna e ci chiama squittendo vigorosamente. Ama essere accarezzato e coccolato. Quindi, per accontentare il nostro reuccio, abbiamo lustrato la villa di Malibu (sì, come quella di Barbie!), gli abbiamo fatto il bagno (a secco) e spazzolato la chioma. Quindi abbiamo riempito di cibo la ciotola e la mangiatoia e di acqua fresca e pulita il beverino.

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Sembra che re Bat abbia particolarmente apprezzato il lavoro che abbiamo fatto per lui…

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Ed eccolo, infatti, incerto su dove fiondarsi prima, passando dal fieno alla scarola e finendo, poi, col cibo secco…

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Insomma, chi meglio di lui? Evviva il re!!! 👑

😄😄😄

Cos’è la solitudine?

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Talvolta mi domando cosa sia davvero la solitudine e se essa sia una carenza o una risorsa. Ho conosciuto tante persone – giovani, vecchi, bambini, uomini, donne – e tante mi capita di osservarne: ognuno ha una differente percezione della solitudine. Credo che molto dipenda dall’età e dal vissuto, dalle esperienze e dalle aspettative. Chi ha desiderato ardentemente una famiglia, ad esempio, con coniuge e figli, ed un lavoro con colleghi e rapporti sociali ad esso collegati, in via esclusiva, quando e se si trova anziano, pensionato, magari vedovo e con i figli che vivono lontano, si sente improvvisamente solo, svuotato, come un sacco che un tempo era pieno di ogni delizia ed ora non lo è più: è solo un vecchio involucro liso e afflosciato dimenticato in un angolo. Questa rappresenta, a mio avviso, la solitudine triste, quella dei ricordi e dei rimpianti, quella in cui si vorrebbe un’anima con cui condividere parole e pensieri, con cui colmare i vuoti. C’è, poi, la solitudine interiore, quella che non si colma nemmeno in mezzo alla gente, quando si finge di ridere mentre si vorrebbe piangere, che nasce in un tempo ed un luogo remoto dell’anima: è la solitudine disperata, dovuta il più delle volte alla depressione, terribile e subdola malattia. Poi ci sono quelle persone che amano la propria autonomia, l’indipendenza, la possibilità di decidere in ogni momento cosa fare del proprio oggi o del domani, senza doversi preoccupare di danneggiare, con le proprie decisioni, chi sta loro intorno. Persone che vivono con gioia e senso di libertà la propria solitudine, che riempiono i silenzi con la meditazione, la lettura, la musica, la gioiosa compagnia di se stessi. In questo caso, evidentemente, la solitudine rappresenta una risorsa: quando e se si avvicinano a qualcuno,  lo fanno per scelta e non per bisogno. Sono quelle persone che, quando decidono di metter su famiglia,  lo fanno con assoluta serenità e coscienza, sapendo quali sono le difficoltà e ciò che rischiano di perdere (se stessi e la propria magica solitudine) e non lo fanno per riempire un vuoto ma per amore, quello vero, libero da ogni necessità. Sono persone capaci di riempire di gioia ed interessi la propria vita, che non fanno mai sentire il peso della propria solitudine per la semplice ragione che per loro non rappresenta un peso. Portano la felicità dentro, come un marchio, come fosse il colore dei loro occhi, e sono capaci di irradiarla intorno. E, quando saranno vecchi e pensionati, magari vedovi e con i figli lontani, avranno sempre i loro interessi, tanti amici, e la capacità di trovare soddisfazione anche nella loro ritrovata solitudine. Ci sono, infine, persone che si accontentano di una vita senza emozioni, perché temono la vita stessa, preferendo guardarla scorrere: se si sposano scelgono di non avere figli, o al massimo uno, se hanno un lavoro dev’essere qualcosa che non richiede un eccessivo dispendio di energie, non frequentano nessuno al di fuori della propria famiglia se non, alle feste comandate, i parenti stretti, prediligendo il silenzio pieno di timori delle proprie mura domestiche. Persone prive di interessi che vadano al di là del quieto menàge familiare, che osservano lo scorrere della propria vita senza dare o riceverne nulla, nell’oblio assoluto. Ecco, questo è per me il caso della peggior solitudine: quella del nulla, del vuoto interiore…

Saviano e la liberalizzazione della marijuana.

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Ho appena terminato di leggere l’articolo di Saviano su La Repubblica, l’erba contro i narcos:

http://m.repubblica.it/mobile/r/sezioni/esteri/2015/02/12/news/l_erba_contro_i_narcos-107106399/?ref=HRER2-1

È ben descritta la positiva evoluzione data dalla legalizzazione della marijuana in alcuni Stati degli USA e le conseguenze nefaste sui cartelli messicani della droga, nonché la mancanza delle sciagure sociali che si erano paventate. Si sono anche prospettate le eventuali ricadute di tutto ciò sui mercati e le mafie in Italia e in Europa. Tutto giusto e condivisibile, per carità, però… Un’unica perplessità: poiché la logica dell’articolo è assolutamente stringente, potrebbe essere applicata alla liberalizzazione di qualsiasi tipo di droga. Cosa accadrebbe, allora? Siamo certi che le questioni di ordine pratico debbano prevalere su questioni di tipo etico-morale? Mi spiego meglio: qual è il limite? Liberalizziamo la marijuana e poi? Quale sarà il prossimo step? La cocaina, l’eroina, le droghe sintetiche? Perché il ragionamento, che non fa una piega, dovrebbe essere valido solo per la marijuana e non per le altre sostanze? Siamo certi che sia sempre tutto lecito, in virtù di visioni economiche e politiche, a causa dell’incapacità dei governi di combattere le mafie? Quanto si può e si deve ancora abbassare l’asticella? Quali sarebbero le reali ricadute sociali nei lunghi tempi se questo ragionamento fosse esteso? La mia perplessità permane…

Pubblico del Verdi di Salerno indegno di assistere a rappresentazioni di livello internazionale.

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Venerdì scorso mi trovavo al Teatro Giuseppe Verdi di Salerno per assistere allo spettacolo portato in scena dai Momix: Alchemy. Ero seduta nella barcaccia ed ho tristemente constatato l’ignoranza e la cattiva educazione dei miei concittadini. Nel mio palco era presente un signore che mangiava patatine come se fosse al cinema, c’erano quattro signorine che di quando in quando guardavano il telefonino, commentavano e sghignazzavano. Una coppia, seduta accanto a me, si è presentata a spettacolo iniziato, è uscita dopo un po’ e poi è tornata; i due, inoltre, non hanno fatto altro che parlare tutto il tempo a voce piuttosto alta. Ogni tanto, sui vari palchi, qualcuno veniva illuminato dal display del proprio telefono cellulare e rimaneva palesemente intento a scambiare messaggi per un po’. Per tacere dei continui applausi fatti durante la rappresentazione, disturbando la stessa e dimostrando la totale incompetenza di chi assisteva allo spettacolo. Mi sono francamente vergognata dei miei concittadini. Non sono snob e tantomeno ho la cosiddetta “puzza sotto al naso” ma se non si ha la cultura o la competenza necessarie per assistere a rappresentazioni di alto livello, non si è obbligati a recarsi a teatro. Purtroppo, è diffusa la sciocca idea per la quale taluni vi si recano solo per poter dire in giro: “Io c’ero!”, e postare il commento su Facebook…

Lezione sul disegno simmetrico e la colorazione a matita sfumata: maschere di carnevale

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Oggi ho deciso di mostrare la lezione che ho impostato per i miei alunni di prima media: cos’è un disegno simmetrico e come si realizza a mano libera; la tecnica della sfumatura colorata tramite sovrapposizione di tratteggi di differenti matite. Ho approfittato del carnevale imminente per mostrare come disegnare una maschera, partendo dall’asse di simmetria centrale. Una volta predisposta la forma di base iniziale, si può arricchire con vari particolari e dettagli e, dopo, passare i contorni con un colore grigio.

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Per quanto riguarda il colore, si iniziano a riempire gli spazi con tratteggi di colore leggeri, sovrapponendo tre tinte leggermente differenti o anche contrastanti e seguendo l’andamento delle linee del disegno. Una volta completata la colorazione, con un colore scuro si possono delineare alcuni contorni, per far risaltare il disegno… E il gioco è fatto!!!

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Riflessioni sull’insegnamento

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Ho iniziato ad insegnare da soli tre anni ed ho scoperto che la scuola è molto cambiata da come la ricordavo. Ho, inoltre, scoperto la difficoltà di svolgere un impressionante numero di attività in un tempo assolutamente esiguo per ogni classe. Insegno “Disegno e Storia dell’Arte” alle secondarie di secondo grado (ex scuole superiori) ed “Arte e Immagine” (già “Educazione Artistica”)  alle secondarie di primo grado (ex scuole medie) ed ho a disposizione due ore di insegnamento settimanali per ogni classe. Per quanto riguarda la prima tipologia di scuola, devo insegnare ai ragazzi la storia dell’arte collegandola alle altre discipline, per far capire che arte, società (politica, religione ed economia), storia, scoperte e conoscenze scientifiche e tecnologiche, pensiero filosofico (etico, estetico e morale) sono strettamente interconnesse. Devo, inoltre, insegnar loro le tecniche del disegno geometrico (disegno architettonico, scale di riduzione, assonometrie, prospettive, teoria delle ombre ecc…). Nel secondo tipo di scuola, invece, oltre alle nozioni di base della storia dell’arte, devo insegnare ai ragazzi a superare gli stereotipi e a conoscere, comprendere ed applicare le regole della comunicazione visiva ed a reinterpretarle in maniera personale, attraverso la conoscenza del disegno (matita, carboncino, china…), del colore (matite colorate, pennarelli, pastelli, acquerelli, tempere…), delle tecniche miste (es.: collage), della modellazione (es.: creta). Ovviamente, per entrambe le materie, devo spiegare, verificare le conoscenze e  le competenze acquisite, controllare il regolare svolgimento dei compiti a casa, interrogare, predisporre i compiti in classe, correggerli e mostrarli agli interessati spiegando loro dove e perché hanno sbagliato. Predisporre attività di laboratorio, lezioni su supporto informatico da preparare precedentemente a casa con cura, o proiezione di filmati esplicativi. Cercare di destare interesse e curiosità, stimolare al confronto e mantenere la disciplina. Poi c’è il tempo che va impiegato a trascrivere sul registro, non più cartaceo ma informatico, visibile ai genitori in tempo reale o quasi: lezione svolta, compiti assegnati, voti dati e commento agli stessi; note disciplinari, verifica delle giustifiche per eventuali assenze ed, ovviamente, firma di presenza. Poi ci sono le eventuali supplenze per coprire le ore degli insegnanti assenti. Oltre a tutte queste attività, ci sono poi i collegi d’istituto, i consigli di classe, gli scrutini, gli incontri con i genitori, gli open days organizzati dalle scuole… tutto rigorosamente al di fuori dell’orario scolastico. Se, quindi, in teoria, un docente lavora e viene pagato per venti ore a settimana, il lavoro svolto è, in realtà, di almeno trentacinque ore a settimana. Va, inoltre, aggiunto che si presuppone che detto docente abbia obbligatoriamente un computer e internet a casa, altrimenti non può aggiornare il registro telematico e nemmeno verificare le circolari o gli avvisi che le scuole ormai pubblicano solo sui loro siti. Ma allora io mi domando: perché non si allestiscono uffici all’interno delle scuole, in cui i docenti possono svolgere parte di questa immensa mole di lavoro ed anche confrontarsi tra loro, invece di farglielo fare a casa propria, e non smettiamo di prenderci in giro dicendo che lavorano solo venti ore a settimana? Una volta terminato il lavoro con gli studenti, gli insegnanti andrebbero in pausa pranzo per un’ora e poi svolgerebbero altre due o tre ore di lavoro pomeridiano… retribuito!!! Sarebbe più onesto nei confronti di noi docenti che, comunque, svolgiamo ugualmente queste attività ma… gratuitamente!