
Sono trascorsi ormai oltre due anni dal mio magnifico weekend a Lisbona ma, finalmente, ho un po’ di tempo da dedicare ad un argomento così piacevole.
Il mese ideale per visitare questa splendida città è, come abbiamo scoperto sul posto, proprio giugno, perché vi sono numerose feste dedicate a vari santi che, qui, sono molto sentite. Senza contare che i tanti alberi di jacaranda sono in fiore e donano a questa città, già di per sé molto colorata, un tocco di fascino in più.

Intanto, alcuni consigli: se avete prenotato un hotel in centro, in zona Baixa, non avete bisogno di noleggiare un’auto (sciocchezza che, invece, noi abbiamo fatto), perché non la utilizzerete mai! La Baixa è ben collegata e il centro cittadino non è particolarmente vasto, contrariamente a quanto si può credere guardando la mappa della città, senza contare che i taxi sono davvero economici. Quindi vi conviene prendere un hotel in centro. Noi (eravamo due coppie) abbiamo alloggiato al Rossio Garden Hotel, piccolo albergo, pulito e tranquillo, in una ristretta zona pedonale, alle spalle della Praça dos Restauradores, il cui personale è estremamente gentile e disponibile. Altro consiglio: armatevi di tanta pazienza… I portoghesi sono poco organizzati per le visite ai musei e conviene sempre informarvi prima di recarvi in un posto qualsiasi. Le file sono molto lunghe e spesso si trova chiuso a causa di eventi o scioperi. Attenti ai borseggiatori che si fingono turisti, approfittando della calca, e alle molteplici persone che vi avvicinano di sera per cercare di vendervi qualunque tipo di droga!

Ad ogni modo, appena giunti in hotel, di venerdì in tarda mattinata, il tempo di una rapida doccia ed abbiamo iniziato la nostra prima passeggiata… Per prima cosa, ci siamo diretti all’Elevador de Santa Justa, una delle più antiche funicolari verticali ancor oggi esistenti, che collega il Rossio con il Convento do Carmo. Lunga coda di turisti, perché c’è un bigliettaio che vi vende i biglietti ed uno, direttamente alla sue spalle, che lo deve vidimare, facendo perdere il doppio del tempo. Nell’attesa, abbiamo avvistato e tenuto sotto controllo il primo borseggiatore.
Dall’alto si gode di una splendida vista della città, a 360°: ai nostri piedi la Praça do Rossio e la Baixa, in lontananza l’Alfama col suo castello ed, ancora, il fiume Tago. Il convento era chiuso per un evento, quindi non è stato possibile vederlo che dall’esterno, per poi godere un po’ del fresco del Largo do Carmo con le sue jacarande in fiore. La nostra passeggiata è proseguita, scendendo lungo le strade del Bairro Alto verso la vastissima Praça do Comércio, che affaccia direttamente sul fiume.

Per strada abbiamo mangiato ciliegie ottime, che vendono come street food, ed abbiamo saggiato il nostro primo bicchierino di ginjinha (o ginginha, oppure ginja), un liquore locale a base di amarene che è semplicemente squisito!




Poiché eravamo pieni di entusiasmo e il tempo era bellissimo, soleggiato, limpido e un po’ ventoso, abbiamo deciso di proseguire la nostra camminata a piedi verso il quartiere alto dell’Alfama. Questo è un quartiere bello ma un po’ pericoloso (sventato un secondo borseggio, quando ho “beccato” un finto turista già con la mano infilata nel borsello del mio compagno).
Il suo fascino, legato agli splendidi palazzi rivestiti di azulejos (maioliche smaltate) è, purtroppo, lasciato al degrado e all’abbandono, rivelando l’antica opulenza di un paese ormai decisamente povero. Pochi palazzi sono stati oggetto di manutenzione o restauro, mentre molti versano in pessime condizioni. Quelli che sono stati ripresi, però, sono di una bellezza straordinaria, così diversi l’uno dall’altro, con maioliche dai differenti colori e disegni, le ringhiere dei balconi in ferro battuto dalle più svariate fogge e lavorazioni, con influenze stilistiche talvolta meno accentuate e tal altra più marcatamente arabe. Non ci sono parole davanti a cotanta bellezza ma, nel vederla appassire, una profonda tristezza stringe il cuore.



Volevamo visitare la Cattedrale, il Sé de Lisboa ma, purtroppo, era chiusa, così abbiamo proseguito fino al Castelo di Sao Jorge, lungo le caratteristiche stradine ricche di botteghe di artigianato locale dove vale la pena acquistare piccoli souvenir di qualità. Noi, purtroppo, non lo abbiamo fatto e ce ne siamo pentiti, perché in nessun altro luogo abbiamo trovato oggetti così graziosi.
Il panorama che si gode da lassù, guardando in direzione del fiume, lungo le stradine tortuose su alcune delle quali si arrampicano gli sferraglianti tram, è davvero caratteristico. Palazzi bellissimi, completamente rivestiti di azulejos, si alternano a costruzioni più modeste.

Intorno al calar della sera, ci siamo decisi a cercare il piccolo ristorante di Ti Natercia. Avevo letto di questo localino navigando in rete e sapevo che l’unico modo per prenotare (obbligatorio, visto che ha solo quattro tavoli) era telefonando. Così avevo chiamato qualche settimana prima di partire: io parlavo in italiano e Ti Natercia in portoghese ma ci siamo capite alla perfezione! Non è semplice trovare il locale ma alla fine ci siamo riusciti. Sapevamo che era il locale che preparava il miglior baccalà della città e si deve dire che è una fama assolutamente meritata!!!


Abbiamo mangiato bacalhau folhado, cucinato con una sorta di sugo ai peperoni ed avvolto in pasta sfoglia, bacalhau a braz, con uova e patate, bacalhau com natas, con patate e panna: tutto buonissimo ed in grandissima quantità, e poi vino e dolci, per una cifra di meno di € 15,00 a persona. L’ambiente è piccolo, accogliente e molto casalingo. Quando siamo usciti dal locale, abbiamo deciso di chiamare un taxi per tornare all’albergo (abbiamo pregato la proprietaria del locale di chiamarlo per noi) ed abbiamo scoperto che sono davvero supereconomici.
Tornati all’hotel abbiamo fatto un giro lì intorno, dove più volte hanno cercato di venderci fumo ed anche coca, per cui siamo rimasti nelle zone più affollate di locali, turisti e gioventù ed abbiamo scoperto che, proprio alle spalle del nostro albergo c’era una delle mescite di ginginha più famose della città ed abbiamo fatto una piacevolissima tappa: la Ginjinha sem rival di Eduardhino.

La mattina dopo ci siamo alzati di buonora ed abbiamo preso un altro taxi per recarci a visitare la Torre de Belém, uno splendido bastione cinquecentesco costruito sul fiume Tago in stile manuelino. Visitarlo all’apertura è l’ideale, perché non può ospitare un gran numero di turisti, in quanto le scale interne sono talmente strette che ad ogni livello c’è un semaforo che regola il flusso di persone in salita ed in discesa che, però, non tutti vedono, creando un terribile caos. E’ davvero una bellissima struttura che merita assolutamente una visita effettuata con calma.



Successivamente ci siamo recati a visitare il vicino Mosteiro dos Jerònimos, anch’esso in stile manuelino. Lì abbiamo scoperto che se avessimo visitato prima questo complesso, avremmo potuto pagare un biglietto unico e ridotto per visitare tanto la torre quanto il monastero, evitando la lunghissima fila di persone che abbiamo trovato. In verità l’organizzazione dei portoghesi lascia alquanto a desiderare, quindi il mio consiglio è quello di armarsi di tanta pazienza per file, disguidi e contrattempi.




Il monastero ha un bellissimo chiostro ed il refettorio è completamente rivestito di azulejos, contrastando con l’immensa chiesa, un po’ cupa, in stile gotico fiammeggiante, ma altrettanto affascinante.
Stanchi ed affamati, ci siamo recati presso la più nota pasticceria di Lisbona, Pasteis de Belém, dove hanno inventato i noti pasteis de nata, deliziosi dolci di pasta sfoglia ripieni di crema e ricoperti di cannella: una bontà infinita! In nessun altro posto li abbiamo trovati altrettanto buoni ma il luogo è davvero squallido, con enormi sale interne.

Il tempo di rientrare in albergo per una breve sosta e ci siamo diretti al Barrio Alto, servendoci dell’Elevador da Gloria, una caratteristica funicolare che collega la Praça dos Restauradores al belvedere di São Pedro de Alcântara, mediante una ripidissima salita. Il Barrio è un quartiere piuttosto elegante, ricco e modaiolo, con palazzi rivestiti di azulejos molto curati. Nelle stradine laterali si svolge la movida notturna, con locali e ristoranti. E’ una zona decisamente molto turistica. Al Barrio si congiunge il Chiado, ancora più ricco, decisamente chic, dove pare si vada in giro per lo shopping ma non si trova nulla di straordinario.

Abbiamo trascorso tutto il pomeriggio in giro per il quartiere, cenando in uno dei tanti locali presenti nelle stradine del quartiere, evitando accuratamente i locali in cui si eseguiva il fado, tipica danza locale, di cui noi non siamo cultori (sebbene, forse, valga la pena assistervi almeno una volta, anche solo per curiosità). Mangiare, bere e spostarsi in città è decisamente economico.

L’ultimo giorno abbiamo preso l’auto che avevamo noleggiato e ci siamo recati presso l’Oceanario, uno dei più grandi al mondo, che riproduce gli habitat di tutti gli oceani, con un’unica immensa vasca centrale alta due piani in cui convivono squali, razze, mante, pesci luna e tantissimi altri, circondata da altri piccoli acquari contenenti pesci tropicali, meduse, anemoni di mare ed altro ancora. E’ un posto magico…
Al termine della lunga visita all’Oceanario abbiamo deciso di tornare all’Alfama per acquistare qualcosa ma abbiamo scoperto che la domenica i negozi sono chiusi. Quindi, se andate, organizzatevi anche badando a questo.
Quando siamo andati a pranzo in un ristorantino ai piedi del quartiere, il proprietario ci ha detto che, se non volevamo che ci rubassero l’auto, avremmo dovuto parcheggiarla esattamente davanti alle porte del locale. Sebbene l’aspetto dei portoghesi sia apparentemente serio e addirittura arcigno, la loro gentilezza ed ospitalità è fuori dal comune (purché ci si ricordi di non provare nemmeno a par loro in spagnolo, altrimenti fingeranno di non capirvi). Parlando lentamente, ci si riesce a comprendere reciprocamente piuttosto bene, per fortuna, poiché quasi nessuno parla inglese.

In definitiva, questa città ha un fascino esotico e particolare ma dietro l’apparente opulenza di un piccolo quartiere più elegante e turistico, si nascondono tanta miseria ed un’infinita tristezza, si percepisce la povertà, la miseria. Furti, borseggi, spaccio, palazzi abbandonati… Lontano dalle zone più movimentate è meglio non muoversi da soli, specie di sera.
E’ una città dal fascino malinconico…