Come definireste uno Stato così?

stato ladro

Gent.mo Primo Ministro On. Giuseppe Conte,

Gent.mi Vicepresidenti del Consiglio dei Ministri On. Luigi Di Maio, On. Matteo Salvini,

non sono un’economista né una politologa ma semplicemente una cittadina italiana che ha da porvi una sola domanda: se un lavoratore che non paga le tasse è un evasore fiscale, come si definisce uno Stato che non paga i suoi cittadini e, per di più, emana leggi che glielo consentono?

Sono architetto o, meglio, lo ero. Purtroppo, lo Stato italiano non mi ha consentito di continuare a perseguire i miei sogni e, essendo divorziata con due figlie con la necessità di mettere il piatto in tavola, ho dovuto abbandonare la mia carriera professionale, chiudere studio e P.IVA dopo 13 anni di attività, studiare e vincere il concorso a cattedra: adesso insegno e, per quanto mal pagata, garantisco una dignità economica alla mia famiglia.

Ma sarò più chiara facendo un esempio diretto sull’ultima causa di tanta indignazione, esempio che sono sicura troverà analoghi in tutta Italia. Nel 2009 ho intrapreso una causa civile contro un Comune della Provincia di Salerno per essere stato inadempiente nei miei confronti e non aver completato il pagamento che mi spettava in qualità di responsabile per la sicurezza in fase di esecuzione dei lavori di risistemazione del campo sportivo comunale. Premetto che la mia presenza sul cantiere è stata assidua e che ero presente anche in pieno agosto (2007), incinta al quinto mese di una gravidanza trigemina, assicurandomi che tutto si svolgesse secondo le norme vigenti. La causa in questione è durata 9 anni e nel gennaio 2018 è stata emessa la sentenza definitiva che ha condannato il Comune a pagare. Nei vari scambi tra il mio legale e quello del Comune, si è giunti ad oggi che ancora non ho visto un centesimo e, perdipiù, mi è arrivata una cartella esattoriale per il pagamento della registrazione della sentenza (che avrebbe dovuto pagare sempre il Comune ma, poiché la legge prevede che siamo obbligati in solido, la cartella è arrivata a me. Poi dovrei rivalermi ancora una volta sulla controparte che non paga e con i tempi biblici della giustizia italiana! Sembra una barzelletta…). Il mio legale, a questo punto, ha richiesto la solvibilità del Comune presso la banca tesoriera per poter eseguire il pignoramento. Ma è qui che viene il bello! Come da normativa, si può richiedere il pignoramento ad un Comune solo presso la sua banca tesoriera e, come consente la normativa, ogni 6 mesi il Comune fa richiesta di impignorabilità presso l’istituto di credito consegnando il bilancio dal quale si evince che le spese da affrontare sono superiori alla disponibilità sul conto. E, ancora da normativa vigente, non si possono pignorare i conti postali, sui quali pervengono i pagamenti dei cittadini riguardo a tasse varie (IMU, TARES, diritti di segreteria, oneri vari urbanistici ed edilizi, multe e chi più ne ha più ne metta!)

Ma non è finita qui: oltre al danno anche la beffa!

In passato, se la giustizia italiana era stata troppo lenta, ci si poteva rivolgere alla Corte Europea per i diritti dell’uomo al fine di essere risarciti dallo Stato italiano (pensate che una causa di mio padre è durata 30 anni!) con cifre accettabili. Ma, poiché le lungaggini della nostra giustizia sono all’ordine del giorno e lo Stato doveva esborsare cifre notevoli, l’Italia ha pensato bene di intervenire con la cosiddetta Legge Pinto (L. 89/2001), che non consente più di rivolgersi alla Corte Europea e paga risarcimenti davvero irrisori (dai 500 ai 1500 euro per ogni anno di ritardo sulla durata ragionevole del processo, dove per durata ragionevole del processo si considerano 3 anni se termina col primo grado, altri due anni se termina col secondo grado ed un altro anno per il giudizio di legittimità). Grazie alla Legge di Stabilità del 2016, ci sono state nuove restrizioni a questo “equo risarcimento”, che di equo ha solo il nome: il risarcimento è sceso ad una cifra tra i 400 e gli 800 euro per ogni anno di ritardo, con maggiorazione del 20% dopo il terzo e del 40% dopo il settimo o con diminuzioni per ragioni varie; inoltre, i motivi di inammissibilità della domanda sono aumentati (e nel caso si rischia anche di dover pagare, invece di essere risarciti!). Ancora, per presentare la richiesta di equo risarcimento, i documenti necessari sono numerosi e constano di diverse centinaia di pagine, nella maggior parte dei casi: è necessario depositare copia autentica dell’atto di citazione, ricorso, comparse e memorie relative al procedimento per cui si agisce; i verbali di causa ed i provvedimenti del giudice; il provvedimento che definisce il giudizio in maniera irrevocabile (www.cittadinanzattiva.it). Le copie conformi non sono gratuite (88,47 € per le prime 100 copie + 40,39 € ogni gruppo di 100 pagine successive).

Insomma, come dicevo, oltre al danno anche la beffa: un cittadino non viene pagato dallo Stato, chiede giustizia presso i Tribunali ed i giudici gli danno ragione in tempi lunghissimi. Se tenta di chiedere un risarcimento per questi tempi lunghi deve spendere un sacco di soldi e non è certo che venga risarcito, per giunta con una miseria, ma rischia addirittura di dover pagare lo Stato (da 1.000 a 10.000 €). Lo Stato continua a non pagare, crea delle leggi per perpetrare ingiustizie ai danni dei suoi cittadini, dando la possibilità di dichiarare impignorabili i suoi beni e addirittura pretende che la parte lesa paghi una tassa sulla registrazione della sentenza! Non trovate esilarante tutto ciò? Io lo troverei davvero geniale, se non fosse grottesco!

Questo è solo uno dei molteplici esempi che potrei fare. Ho scelto solo l’ultima cosa in ordine cronologico che mi ha indignata. Ma adesso Vi ripeto la domanda: se un lavoratore che non paga le tasse lo chiamate evasore fiscale, come definite VOI uno Stato che non paga i suoi cittadini e, per di più, emana leggi che glielo consentono?

Con la speranza di aver aperto la strada ad una seria riflessione, Vi auguro buon lavoro e porgo

Distinti Saluti