Clitumnia

Clitumnia, figlia del re di una piccola pòlis greca, aveva sposato da poco un bel soldato, il quale però si era invaghito di un giovane sottoposto. Nottetempo i due uomini si erano recati in una radura ai piedi di alcuni alberi, con una grande tenda e, mentre il marito di Clitumnia era già nudo, il suo giovane amante, sotto le coperte, con aria un po’ infastidita, gli disse: “Parliamo, prima di passare alla parte anatomica”. Sì disse proprio così! Nel frattempo Clitumnia era scomparsa e gli uomini dell’esercito, convinti che l’avesse rapita il marito, avevano iniziato a cercarla. Da lontano i due amanti videro i soldati a cavallo appressarsi e quasi caricarli. Spaventati si alzarono in tutta fretta, cercando di coprirsi e vestirsi e, facendolo, crearono scompiglio, fecero cadere la tenda e vi si impigliarono. Mentre i soldati li circondavano arrivò anche Clitumnia, furibonda, che ordinò che li arrestassero; li portarono via così, mezzi nudi come si trovavano, nella notte.

Poi mi sono svegliata 😑

Questione di scelte

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Il mondo, le persone, la nostra vita sono come decidiamo di vederle… Tragedie grandi e piccole avvengono tutti i giorni, sono presenti nella vita di tutti noi, ma se ci soffermiamo solo a guardare quelle, noi non viviamo, moriamo lentamente, agonizziamo. Se, invece, al di là degli umani momenti di sconforto, abbiamo la lucidità di vedere oltre, di apprezzare l’amore che ci circonda, i legami nuovi che ogni giorno siamo in grado di stabilire, forti, positivi; se non ci arrendiamo di fronte alle sfide e non abbiamo paura di dire ciò che pensiamo; se riusciamo anche ad essere fieri delle piccole o grandi imprese che siamo in grado di portare a termine ogni giorno; se nonostante tutto riusciamo ancora a ridere fino alle lacrime, a lasciarci andare anche alla superficialità, a ricordare tutti i bei momenti che la vita ci ha donato, anche con chi non c’è più; se portiamo dentro di noi con gioia il ricordo di coloro che abbiamo perduto; allora possiamo ritenerci persone fortunate. E davvero vive. Ebbene, io mi sento fortunata…

Gli strani scherzi della mente

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Molto spesso il funzionamento della nostra psiche sfugge alla comprensione di chi non è un addetto ai lavori. Ho perso mia sorella diciotto anni fa e mia madre due anni fa. Superfluo spiegare l’amore che provavo per loro e la sofferenza che la loro morte ha causato. Ciò che, invece, mi incuriosisce è la dimensione onirica legata a questi eventi. Sogno mia madre con incredibile frequenza. Nei miei sogni lei vive una normale quotidianità, come se mai nulla fosse accaduto, ed io parlo con lei e condividiamo esperienze e pensieri e risate ed allegria; oppure, più di rado, sono io che vivo la mia quotidianità con la consapevolezza della sua morte. Ciò che mi sorprende, invece, è il modo in cui, da sempre, mi capita di sognare mia sorella: semplicemente lei torna da lontano, come se fosse solo partita volontariamente, sparita per qualche ragione facendo credere a tutti di essere morta. Poi decide di tornare, riprendere a vivere normalmente e serenamente, stare con noi, con me. Così io recupero mia sorella ed il nostro rapporto, con la gioia di chi ha ritrovato una persona cara dopo tanti anni e la consapevolezza che non andrà più via.

Non posso fare a meno di domandarmi il perché, le rare volte che sogno mia sorella, vivo l’esperienza del ritrovamento mentre quando sogno mia madre, lei semplicemente c’è oppure no. Ci sarà un significato recondito, in questo?