Gli strani scherzi della mente

IMG_20160726_045907

Molto spesso il funzionamento della nostra psiche sfugge alla comprensione di chi non è un addetto ai lavori. Ho perso mia sorella diciotto anni fa e mia madre due anni fa. Superfluo spiegare l’amore che provavo per loro e la sofferenza che la loro morte ha causato. Ciò che, invece, mi incuriosisce è la dimensione onirica legata a questi eventi. Sogno mia madre con incredibile frequenza. Nei miei sogni lei vive una normale quotidianità, come se mai nulla fosse accaduto, ed io parlo con lei e condividiamo esperienze e pensieri e risate ed allegria; oppure, più di rado, sono io che vivo la mia quotidianità con la consapevolezza della sua morte. Ciò che mi sorprende, invece, è il modo in cui, da sempre, mi capita di sognare mia sorella: semplicemente lei torna da lontano, come se fosse solo partita volontariamente, sparita per qualche ragione facendo credere a tutti di essere morta. Poi decide di tornare, riprendere a vivere normalmente e serenamente, stare con noi, con me. Così io recupero mia sorella ed il nostro rapporto, con la gioia di chi ha ritrovato una persona cara dopo tanti anni e la consapevolezza che non andrà più via.

Non posso fare a meno di domandarmi il perché, le rare volte che sogno mia sorella, vivo l’esperienza del ritrovamento mentre quando sogno mia madre, lei semplicemente c’è oppure no. Ci sarà un significato recondito, in questo?

Madri narcisiste

… “piange per l’assassinio orribile di qualcuno, di cui non gli sarebbe mai importato nulla, incrociandolo per strada (…); se fa qualcosa per voi, vi rinfaccerà poi costantemente la sua magnanimità, cercando di ricavarne qualcosa in cambio. (…) Si lamenta continuamente, anche se la vostra situazione è peggiore della sua. Se glielo fate notare, lo considererà spudoratamente come irrilevante: “è facile per te, è diverso nel tuo caso” (…) I tuoi amici non sono benvenuti a casa sua. (…) Manipola per ottenere lavoro, soldi o oggetti che desidera dagli altri.(…) la narcisista “attribuirà” a te i suoi comportamenti sbagliati, il suo carattere e alcuni aspetti della sua personalità, in modo da negarli in sé e poter così punire te per essi.(…) spesso difendono il proprio comportamento dicendo che stavano solo divertendosi un po’. Non c’è peggior tradimento che sapere che veda il dolore che ti ha causato e dica di averlo fatto di proposito”…
Purtroppo nella mia vita ho conosciuto ed amato diverse persone così: amiche, uomini, affini (per fortuna non mia madre). Sono persone che soffrono enormemente e sono convinta che non lo facciano apposta ad essere ciò che sono. Ho, comunque, deciso di non giustificare più, sebbene le comprenda. Non è giusto che la loro sofferenza diventi la mia sofferenza (consapevolmente autoinflitta per alleviare la loro). Ho deciso di vivere!

narcisismo patologico

Il genitore narcisista distruttivo mette al mondo un figlio affinché diventi una sua estensione. Si tratta di qualcosa di nascosto e di invisibile come il linguaggio del corpo, alcuni sguardi di disapprovazione, il tono della voce. E’ molto intimo ma al contempo potente. Diventa parte del/la bambin@. (Chris)

figli come estensioni narcisisticheLa madre narcisista

Caratteristiche delle madri narcisiste:

1.Tutto ciò che fa non si può mettere in discussione, c’è sempre una una spiegazione o una scusa. Le crudeltà sono giustificate come atti d’amore. Azioni aggressive o ostili sono camuffate da attenzioni. Le manipolazioni egoistiche vengono presentate come doni. Critiche e calunnie vengono astutamente esibite come preoccupazioni. Solo lei vuole il tuo bene, solo lei ti vuole aiutare, raramente ti dice apertamente che pensa che tu sia inadeguato. Invece, ogni volta che le dici di aver fatto qualcosa di buono, lei controbatte, dicendoti che ciò che ha fatto tuo fratello…

View original post 8.351 altre parole

Cos’è la solitudine?

IMG_20150212_215150

Talvolta mi domando cosa sia davvero la solitudine e se essa sia una carenza o una risorsa. Ho conosciuto tante persone – giovani, vecchi, bambini, uomini, donne – e tante mi capita di osservarne: ognuno ha una differente percezione della solitudine. Credo che molto dipenda dall’età e dal vissuto, dalle esperienze e dalle aspettative. Chi ha desiderato ardentemente una famiglia, ad esempio, con coniuge e figli, ed un lavoro con colleghi e rapporti sociali ad esso collegati, in via esclusiva, quando e se si trova anziano, pensionato, magari vedovo e con i figli che vivono lontano, si sente improvvisamente solo, svuotato, come un sacco che un tempo era pieno di ogni delizia ed ora non lo è più: è solo un vecchio involucro liso e afflosciato dimenticato in un angolo. Questa rappresenta, a mio avviso, la solitudine triste, quella dei ricordi e dei rimpianti, quella in cui si vorrebbe un’anima con cui condividere parole e pensieri, con cui colmare i vuoti. C’è, poi, la solitudine interiore, quella che non si colma nemmeno in mezzo alla gente, quando si finge di ridere mentre si vorrebbe piangere, che nasce in un tempo ed un luogo remoto dell’anima: è la solitudine disperata, dovuta il più delle volte alla depressione, terribile e subdola malattia. Poi ci sono quelle persone che amano la propria autonomia, l’indipendenza, la possibilità di decidere in ogni momento cosa fare del proprio oggi o del domani, senza doversi preoccupare di danneggiare, con le proprie decisioni, chi sta loro intorno. Persone che vivono con gioia e senso di libertà la propria solitudine, che riempiono i silenzi con la meditazione, la lettura, la musica, la gioiosa compagnia di se stessi. In questo caso, evidentemente, la solitudine rappresenta una risorsa: quando e se si avvicinano a qualcuno,  lo fanno per scelta e non per bisogno. Sono quelle persone che, quando decidono di metter su famiglia,  lo fanno con assoluta serenità e coscienza, sapendo quali sono le difficoltà e ciò che rischiano di perdere (se stessi e la propria magica solitudine) e non lo fanno per riempire un vuoto ma per amore, quello vero, libero da ogni necessità. Sono persone capaci di riempire di gioia ed interessi la propria vita, che non fanno mai sentire il peso della propria solitudine per la semplice ragione che per loro non rappresenta un peso. Portano la felicità dentro, come un marchio, come fosse il colore dei loro occhi, e sono capaci di irradiarla intorno. E, quando saranno vecchi e pensionati, magari vedovi e con i figli lontani, avranno sempre i loro interessi, tanti amici, e la capacità di trovare soddisfazione anche nella loro ritrovata solitudine. Ci sono, infine, persone che si accontentano di una vita senza emozioni, perché temono la vita stessa, preferendo guardarla scorrere: se si sposano scelgono di non avere figli, o al massimo uno, se hanno un lavoro dev’essere qualcosa che non richiede un eccessivo dispendio di energie, non frequentano nessuno al di fuori della propria famiglia se non, alle feste comandate, i parenti stretti, prediligendo il silenzio pieno di timori delle proprie mura domestiche. Persone prive di interessi che vadano al di là del quieto menàge familiare, che osservano lo scorrere della propria vita senza dare o riceverne nulla, nell’oblio assoluto. Ecco, questo è per me il caso della peggior solitudine: quella del nulla, del vuoto interiore…