In questo caso, è la leonessa a ribadire al mondo a gran voce la propria persistenza vitale… Ebbene, il gran giorno dell’eliminazione del gesso è giunto! Accompagnata da mio fratello, mi sono recata di mattina presto, dunque, al nosocomio (quanto amano, i giornalisti, questo termine…) salernitano e, dopo lunghe ed estenuanti attese, ho tolto l’odiata ingessatura. Premetto che vedere quella mini sega circolare che affondava nel bianco e duro strato che ricopriva la mia gamba mi ha fatto venire le caldane, nonostante facesse freddo e la menopausa sia ancora di là da venire… Ad ogni modo, sono giunta incolume dal medico che mi doveva visitare, sebbene avessi una zampogna al posto del piede, in perfetto clima natalizio.
Distesa a pancia sotto sul lettino, ho stoicamente resistito al dolore durante le palpazioni di polpaccio e tendine, stringendo pugni, denti e occhi pur di non fiatare (perché si sa, una “donna vera” non può fare la “donnicciola”…). Esito della visita: in via di completa remissione, dovevo indossare un costosissimo tutore privo di movimento alla caviglia, iniziare a poggiare il piede a terra caricando parzialmente, tornare a controllo dopo ecografia alla fine delle feste natalizie. Orbene, poiché immaginavo che all’ospedale – pardon: nosocomio – non mi avrebbero fatto esami strumentali, avevo già prenotato un’ecografia per il pomeriggio stesso. Così mi sono fatta accompagnare, stavolta da mio padre, a questo secondo appuntamento. Anche qui stesa a pancia sotto su un lettino: dottore dalla mano delicata e, ad onor del vero, a mio avviso molto scrupoloso, per prima cosa ha voluto verificare le condizioni del tendine dell’altra gamba, paventandomi l’ipotesi di un processo degenerativo in atto!!! Oh che piacere sentirsi dire una cosa del genere… Stavolta il sudore era freddo! Fortunatamente, però, il medico ha trovato che i tendini erano sani. Sì, avete capito bene: i tendini! Anche quello che pare si fosse lesionato. Non convinto, ha ricontrollato più volte, giungendo alla conclusione che la prima ecografia, fatta subito dopo il trauma, avesse potuto produrre un falso positivo a causa della presenza dell’edema. Lo strappo al polpaccio appariva in via di guarigione. A suo avviso avrei dovuto vedere un fisiatra per iniziare una terapia riabilitativa. Ancora una volta, essendo certa che l’esame strumentale necessitasse di essere esaminato da occhio esperto, mi ero portata avanti col lavoro ed avevo già prenotato una visita con un ortopedico di assoluta fiducia, risolutore di diverse défaillance fisiche familiari e per questo motivo assurto a lare tutelare di tutta la razza. Quella stessa sera, quindi, accompagnata nuovamente da mio fratello ma con l’aggiunta delle mie figlie, sono andata all’ultimo appuntamento. Ancora una volta stesa a pancia sotto su un lettino: iniziavo a farci l’abitudine! A quanto pare, i miei tendini sono per loro natura sottili ma quello della caviglia destra lo sarebbe di più, quindi forse ha subito un assottigliamento dovuto ad una parziale lesione. Inoltre il polpaccio pare stirato e non strappato… Ad ogni modo, il nume tutelare delle mie ossa mi ha vivamente sconsigliato di poggiare il piede a terra per altri 15 giorni, onde evitare una non improbabile lesione più seria del tendine di Achille. A questo punto il tutore diventava inutile (e meno male: quattrocento euri – come dicono da queste parti – risparmiati!). Successivamente, dovrò iniziare una fisioterapia prima passiva, poi caricando gradualmente fino alla vera e propria rieducazione motoria. Poi farò la nuova ecografia di controllo e relativa visita. Sarò anche di parte, ma mi fido di più di quest’ultimo responso. Una sola cosa non mi è ancora chiara: ma il polpaccio si è “solo” stirato o si è strappato? E il tendine di Achille si è parzialmente lesionato, assottigliato o è rimasto sempre integro??? Bah!!!
Come andrà avanti questa epopea? Vi aggiornerò al prossimo… ruggito! 🐯😉