L’Italia delle incostituzionalità: diritto alla salute? La legge non è uguale per tutti…

Partiamo dal concetto di Costituzione: nel diritto, la Costituzione di una nazione rappresenta l’atto normativo fondamentale su cui si basano tutte le regole di uno Stato.

La Costituzione italiana prevede, all’art. 32, il diritto alla salute:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Ancora, all’art. 3 della Costituzione, si parla di uguaglianza tra i cittadini:
Tutti i cittadini hanno pari dignita’ sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Dal primo dei due articoli che ho esposto si deduce in via immediata che, in Italia, chi ha buona disponibilità economica si può certamente curare grazie alle proprie risorse e chi è”indigente” (nullatenente e/o nullafacente) si può curare gratuitamente. E chi sta nel mezzo, cioè i tre quarti degli italiani? Recentemente il contratto dei metalmeccanici, come di alcune altre categorie (ad esempio chi lavora nel settore alberghiero ed altri), ha inserito l’obbligo per i datori di lavoro di provvedere ad un fondo sanitario integrativo per i propri dipendenti e le loro famiglie. Grazie a tale fondo, i metalmeccanici, i loro coniugi e figli possono avvalersi di controlli e cure gratuitamente, senza pagare il ticket o altro. Lo trovo giustissimo. Ma per tutti gli altri? L’opinione pubblica italiana ritiene che tutti i professionisti, gli imprenditori e i commercianti navighino nell’oro ed evadano le tasse. In realtà non è così. Anche grazie ai ripetuti periodi di crisi, ci sono molti professionisti, piccoli commercianti, imprenditori e artigiani che, nonostante l’idea diffusa, non hanno la possibilità di evadere le tasse perché non guadagnano abbastanza: le tasse le evade chi ha grossi introiti, non chi tira a campare. Poi ci sono i lavoratori del settore pubblico, semplici impiegati o insegnanti. Tanto i primi quanto i secondi non hanno la possibilità di curarsi a causa del costo elevato del ticket e delle eventuali addizionali regionali, specialmente se in famiglia entra un solo stipendio a causa della disoccupazione o del crescente numero delle separazioni, e la casa è di proprietà (come capita a tanti italiani i cui genitori, in passato, potevano investire sul mattone per i propri figli), perché non possono essere considerati indigenti. È un paradosso: se hai la casa di proprietà ed hai un solo stipendio in famiglia, per lo Stato italiano non sei indigente. Ciò nonostante muori di fame e non puoi permetterti di fare prevenzione o curarti. In alcune regioni, come la Campania, ogni anno in autunno terminano i fondi e quindi le prestazioni si devono pagare per intero, senza potersi nemmeno avvalere del ticket (che spesso è più oneroso del costo della prestazione privata). Si configura quindi una diseguaglianza giuridica, prima ancora che sociale, perché solo una parte dei lavoratori dipendenti ha diritto al fondo sanitario integrativo.

Purtroppo proliferano coloro che intestano tutto a familiari non conviventi, specialmente se hanno coniugi originari dell’Europa dell’Est dove il costo della vita, rispetto al nostro, è irrisorio, attuano finte separazioni e lasciano le case intestate ad “ex coniugi”, lavorano in nero e risultano nullatenenti. In questo modo hanno la riduzione di spesa delle utenze, sport gratis per i figli, prestazioni sanitarie gratuite e, per certi versi, campano meglio degli altri. Sia ben chiaro che non voglio entrare nel merito dei guadagni di chi davvero è indigente e di chi finge, poiché l’Italia a torto o a ragione è piena di furbetti, dico solo che, a differenza di quanto è precisato all’art. 3 della Costituzione italiana, la legge non è affatto uguale per tutti. Se così fosse, l’obbligo al fondo sanitario integrativo sarebbe istituito per tutte le categorie di lavoratori, non solo per alcune, e tutti avrebbero la possibilità di curarsi o fare prevenzione.
Se uno Stato attraverso le proprie leggi disattende il proprio mandato costituzionale in tema di uguaglianza e sanità, due nodi cruciali, come si può definire quello stesso Stato una Repubblica democratica? A voi l’ardua sentenza…