Siamo sul treno che ci porta in direzione di Amburgo, insieme ad un notevole numero di giovani interrailers mentre noi tre, così eterogenee per età rispetto a loro, potremmo sembrare un po’ fuori posto. Ma non ci facciamo intimidire, cacciamo le nostre mascherine per gli occhi ed i cuscini per il collo e ci mettiamo a dormire. Giunte ad Amburgo intorno alle 5,30 del mattino, cambiamo e saliamo su un treno diretto ad Osnabrueck, dove cambieremo ancora per Amsterdam. Procede tutto senza intoppi ed alle 11,00 giungiamo a destinazione. Qui abbiamo la prima sorpresa: per uscire dai binari si devono superare dei tornelli, facendoli aprire con il biglietto elettronico. Ma noi non abbiamo il biglietto elettronico, solo i nostri pass interrail. Niente paura: chiamiamo un addetto che verifica i nostri pass e ci apre i tornelli. Anche qui andiamo a ritirare la nostra Amsterdam card o meglio, la nostra “I amsterdam”, valida 72 ore. Qui, però, bisogna ricordarsi di poggiare le carte elettroniche sui lettori ogni volta che si sale e che si scende dai mezzi, facendo il check in ed il check out, altrimenti le card si bloccano. Grazie a queste possiamo prenotare la visita al museo di Van Gogh. Anche Amsterdam, come Copenaghen, è stracolma di biciclette e, anzi, qui c’è un pericolo in più. Le strade sono costruite a fasce, per così dire: dai bordi al centro c’è prima il marciapiede, poi la pista ciclabile su cui viaggiano anche le moto, poi talvolta un altro marciapiede, infine la strada che spesso ha le rotaie per i tram. Istintivamente noi italiani, che le piste ciclabili tante volte nemmeno sappiamo cosa siano, siamo portati a guardare prima di attraversare solo là dove vediamo la strada e le rotaie. Grave errore! Il codice della strada olandese prevede che le bici abbiano la precedenza sempre, su tutti i mezzi ed anche sui pedoni. Fanno eccezione solo i mezzi di emergenza a sirene accese. Quindi attenti! Se non guardate rischiate di essere arrotati!!! I semafori per i pedoni durano pochi secondi: da quando diventa verde, si arriva a metà carreggiata e già lampeggia. Diventa rosso prima che possiate salire sul marciapiede opposto. Evidentemente in questa città non ci sono anziani. Forse li hanno stirati tutti sull’asfalto. E infatti, ora che ci penso, non ne ho visti molti, a parte pochi turisti che poi non ho rivisto… 🤔 😱
Comunque riusciamo a prendere il tram per giungere al nostro hotel. Purtroppo il check in è previsto per le 15,00, quindi lasciamo le valigie ed andiamo a pranzare (dominano i ristoranti argentini, seguiti da italiani, indiani e thailandesi).
Nonostante il nostro albergo non si trovi nel quartiere a luci rosse, quasi di fronte c’è un grande negozio a due vetrine di un sexy shop che espone qualunque oggetto possibile ed immaginabile, per qualsiasi gusto o tendenza sessuale. Passandoci davanti le mie figlie si fermano e mi bloccano, non capendo esattamente cosa si venda lì dentro. Bè, mi sa che è giunto il momento delle spiegazioni (non suu singoli oggetti, ovviamente, ma sulla sessualità in generale)…
Finalmente possiamo andare in camera. Che spettacolo!!! La stanza al settimo piano è dotata di tutti i comfort, inclusa un’intera stanza guardaroba. Così facciamo una doccia e ci dirigiamo direttamente alla casa di Anna Frank, la cui visita è stata prenotata con oltre un mese di anticipo, perché i posti si esauriscono in fretta. Non è possibile fare fotografie, però la visita è davvero toccante. Anche le mie figlie sono molto colpite (fortunatamente abbiamo l’audioguida in italiano). Dopo facciamo una passeggiata nei dintorni, troviamo uno dei tanti locali con i tavolini lungo il canale e ci sediamo per cenare. Ma dopo un po’ il vento gelido ci intirizzisce, così ci spostiamo all’interno del locale.
Mangiamo una quiche di formaggio di capra e verdure, una fonduta di formaggio olandese con verdure ed un amburgher con patate fritte tipiche del posto. Tutto squisito! E poi finalmente a nanna!!!
13/07 ore 10,00: appuntamento con una guida italiana (sempre prenotata in anticipo su InsolitAmsterdam) in piazza Dam, che porta noi ed una coppia sarda in giro per la città per circa tre ore, mostrandoci luoghi poco conosciuti e raccontandoci la storia del luogo. È bizzarro vedere come molti edifici siano decisamente sbilenchi, a causa delle fondazioni a palafitta sulle quali poggiano. Ci racconta che il simbolo sullo stemma cittadino, le tre croci, rappresenta i tre problemi più gravi che Amsterdam dovesse affrontare in passato: le inondazioni, gli incendi e le malattie portate dai marinai che viaggiavano sulle navi mercantili. Vediamo una delle poche chiese cattoliche (qui sono perlopiù protestanti) molto carina, conosciuta come la chiesa del pappagallo per via del volatile rappresentato in facciata, uccello di proprietà del donatore dell’edificio.
Poi visitiamo i cortili del museo cittadino che una volta era un orfanotrofio ed il tranquillissimo cortile delle beghine, pie donne che, in passato, non avevano preso i voti ma si occupavano di beneficenza. Queste case belle e centrali sono ancora assegnate dal Comune alle famiglie indigenti. Qui si trova una delle uniche due case della città in legno, medievale, sopravvissuta agli incendi.
Poi visitiamo un negozio di ceramica locale, molto costosa, e sentiamo la storia della febbre dei tulipani, prima bolla economica della storia, mentre osserviamo la circolare torre del conio. Il mercato dei fiori, così famoso, in realtà vende solo bulbi e souvenirs, quindi non è colorato e vivace come ci si aspetterebbe.
La piazza Rembrandt mostra una ricostruzione scultorea in bronzo dei personaggi rappresentati nel dipinto Ronda di notte del famoso pittore. La guida ci spiega che, essendo la città piena di canali, è anche piena di topi (molto piccoli, a detta sua), per cui è facile che i ristoranti abbiano i gatti per risolvere il problema davvero molto diffuso.
Il giro con la nostra guida termina davanti al Rijksmuseum, che raccoglie le opere degli artisti olandesi (e non solo) di tutte le epoche.
Ovviamente, trovandoci qui, andiamo subito a visitarlo. Per la verità è una visita un po’ noiosa. Molte opere medievali e rinascimentali, italiane e soprattutto olandesi. Una delle mie figlie, dopo oltre un’ora, inizia a lamentarsi di “tutte queste Madonne”. Al piano superiore vediamo finalmente il pezzo forte del museo, ovvero la Ronda di notte di Rembrandt. Un’opera immensa ed effettivamente coinvolgente.
Finiamo di visitare il museo molto rapidamente perché, in giro dalla mattina, siamo davvero stanche. Mi accorgo di un problema: tanto per cambiare, il mio telefono ha nuovamente la batteria scarica, ed i biglietti per il Van Gogh sono digitali, quindi sullo smartphone… Così, corriamo in albergo a mettere in carica ‘sto benedetto telefonino ed approfittiamo per riposare un po’. Dopo circa un’ora scendiamo ed andiamo prima ad assaggiare le famose crocchette di Amsterdam e poi andiamo al Van Gogh. Lì ci dicono che è vietato fare fotografie e ci fanno lasciare le nostre cose al guardaroba. Purtroppo è ciò che faccio… Se avessi immaginato che, invece, tutti fanno foto non solo con i telefoni ma anche con immense macchine fotografiche, avrei fatto lo stesso anch’io. Quindi rosico un po’! Però con le audioguide in italiano guardiamo ed ascoltiamo tutto. È davvero interessante e, stavolta, anche le mie figlie restano affascinate. Andiamo via solo alla chiusura. La curiosità ci spinge nel quartiere a luci rosse dove, inizialmente, vediamo solo una gran ressa di gente, perlopiù turisti. Finalmente ci addentriamo in un affollatissimo vicolo in cui vediamo le vetrine drappeggiate di rosso con queste graziose signorine in costume da bagno che, ogni volta che qualcuno le fotografa o le filma, aprono la porta gridando e lanciando acqua sull’incauto avventore. Dieci secondi e siamo fuori dal vicolo: curiosità soddisfatta. Possiamo finalmente andare a dormire!
14/07: dopo una giornata così piena di impegni, è necessario riposare un po’. Quindi ci svegliamo più tardi e, sempre grazie alla nostra card, facciamo il giro dei canali in battello con l’audioguida in italiano. È una giornata bellissima e ci godiamo la passeggiata. Alla fine del giro, cerchiamo un chiosco di venditori di aringhe e mangiamo prima un panino con aringhe crude, zucchine e cipolle, poi un altro ma con aringhe affumicate. Buonissimi!!!
Il pomeriggio decidiamo di andare al Dungeon di Amsterdam, una rappresentazione macabra della storia più oscura della città organizzata da alcuni attori nel sotterraneo di un edificio del centro. Quando entriamo ci invitano ad andare prima in bagno: apriamo una porta che dà su una scala che scende quasi al buio. A sinistra c’è un lavatoio insanguinato con un arto di donna mozzato memtre sangue schizzato è su tutte le pareti fino a giù. Grida improvvise di donna si sentono provenire dal basso. Entriamo nei bagni e sulle porte si legge la scritta RIP fatta col sangue… A quel punto una delle mie figlie, terrorizzata, inizia a piangere e dice che non vuole visitare il dungeon, perché ha troppa paura. Così, non senza dispiacere mio e dell’altra figlia, andiamo via. Per distrarre le ragazze, andiamo a fare una passeggiata nello Jordaan, un quartiere di Amsterdam molto pittoresco, pieno di negozietti particolari, stradine e localini graziosi. Andiamo a caccia dei famosi cortili cittadini e facciamo un po’ di shopping vintage. Tornando ci fermiamo anche ad assaggiare i famosissimi pancake di Amsterdam. Che delusione! Non sono altro che crêpe giganti. Bah! Forse siamo andate nell’unico posto che non le sa fare…
La sera, prese un po’ dalla nostalgia del cibo patrio, andiamo a mangiare una pessima pizza nei pressi del nostro albergo. Dopo vediamo una signorina che, in strada, fa i tatuaggi con l’henné e decidiamo di farci tatuare. Durante quest’operazione le ragazze fanno amicizia con… una ragazza nostra concittadina, anche lei in vacanza con i genitori ad Amsterdam e con il desiderio di farsi tatuare. Finiamo la serata a chiacchierare tutti insieme.
15/07: oggi facciamo una gita fuori porta. Andiamo a Zaanse Schans, un insediamento industriale tradizionale alle porte di Amsterdam sul fiume Zaan. Prendiamo il treno ed arriviamo in questo caratteristico paesino di casette verdi il cui skyline è dominato dai mulini a vento.
Saliamo su una barca il cui proprietario ci fa fare un giro di circa venti minuti e ci spiega la storia del sito e di ogni singolo mulino, nonché delle produzioni che qui hanno luogo. Dopo proseguiamo il giro, entrando in una grande fattoria dove vendono sia il formaggio (di mucca, capra e pecora) di produzione propria, sia il cioccolato di produzione di una grande fabbrica locale. Fanno anche fare gli assaggi di tutto. Ed usciamo con una busta di formaggi ed un pezzo di cioccolato che finisce presto. Poi continuiamo ed entriamo in due dei mulini visitabili, uno che produce pigmenti naturali per pittori ed un altro che produce olio di arachidi. Il posto è bellissimo ma oggi fa un caldo infernale. A saperlo prima, saremmo venute con i costumi!
Ci fermiamo a mangiare qualcosa e proseguiamo il nostro giro. Prima di andare via passiamo da un negozio delizioso a bere un caffè. Le proprietarie, gentilissime, ci fanno accomodare in un cortiletto privato allestito con un paio di tavolini, all’ombra. L’atmosfera è talmente familiare che non vorremmo più andare via. Ma, ahimè, dobbiamo.
Così, a malincuore, salutiamo e ci incamminiamo verso la stazione per tornare ad Amsterdam. La nostra avventura in questa città sta per terminare. È un vero peccato! Questo luogo ci affascina…
Ma domani è un altro giorno… E Londra ci attende!
Un pensiero su “Diario di viaggio – parte 3: Amsterdam.”