3 luglio 2018: notte insonne per l’ansia da partenza. E poi caldo, zanzare e, ancora… ansia da partenza. Ore 3:15, meglio alzarsi per fare una doccia e dare il via alle operazioni. Nel frattempo arrivano le mie figlie, che confessano di non aver dormito nemmeno loro: ansia da partenza (o, se preferite, emozione da primo viaggio all’estero della loro vita). Alle 4,45 scendiamo con zaini in spalla e valigie e saliamo sul taxi, prenotato in anticipo, che ci aspetta sotto al portone per portarci in stazione. Finalmente si parte davvero!!!
Ore 5:20: il treno Frecciarossa ci conduce a Milano (e speriamo che sia puntuale, perché abbiamo solo 16 minuti per salire sul treno per Basilea). Per fortuna ce l’abbiamo fatta ed alle 10:15 il treno parte per la seconda tappa del viaggio per Friburgo. Durante queste cinque ore ho tutta l’intenzione di dormire, infatti ho anche acquistato un cuscino cervicale in schiuma di non so che, morbidissima… Alle ragazze il cuscino è gonfiabile ed in più hanno mascherina e tappi per le orecchie. Una delle due già dorme da due ore e mezza… Beata lei! Magari l’impresa riesce anche a me 😉
Niente da fare, troppa fame… Abbiamo fatto colazione in piena notte e adesso lo stomaco reclama. Così andiamo al ristorante sul treno e ordiniamo tre cappuccini e tre kagi fret, cioè barrette di wafer ricoperte di cioccolato (pronuncia kaghi fret… Speriamo che non sia una previsione…), e scopriamo la follia dei prezzi sui treni svizzeri. I wafer costano nella media ma i cappuccini li fanno pagare uno sproposito: 4,50 € ognuno!!! E per fortuna abbiamo l’acqua, perché una bottiglietta da mezzo litro costa 5 €!!! Menomale che il pranzo l’ho portato, altrimenti avrei dovuto fare un mutuo. 😅
Nei wafer sono usciti i tatuaggi con la bandiera svizzera e noi, da brave bambine, ci tatuiamo…
Giunte a Basilea, abbiamo un’ora prima di prendere l’ultimo treno e, durante un giro tra i negozi della stazione, non si può resistere alla tentazione di acquistare cioccolato. E così abbiamo conferma della follia dei prezzi svizzeri (circa mezzo chilo di cioccolato mi costa intorno ai 33 €…). Ma finalmente, ecco il terzo treno di questa lunga giornata, che in altri tre quarti d’ora ci porta a Friburgo. Giunte alla prima meta del nostro viaggio, ci incamminiamo a piedi in direzione dell’appartamento che abbiamo fittato e la prima cosa che colpisce la nostra attenzione è la fila di auto elettriche in carica alle colonnine. Sì, perché questa è una città decisamente eco-friendly: in giro ci sono molti pannelli fotovoltaici, pale eoliche sulla collina, gente in bici ovunque e le auto spengono il motore quando sono ferme ai semafori.
Il nostro appartamento è molto piccolo ma tutto sommato abbastanza confortevole e pulito. La camera da letto ha un letto matrimoniale ed una poltrona-letto, con un piccolo balcone attrezzato con tavolino e sedie per la colazione. Il bagno è piuttosto spartano ma la cucina non manca di nulla. E così, doccia e via, per un primo giro del piccolo e graziosissimo centro storico. Per prima cosa andiamo all’ufficio informazioni, nel centro, molto vicino al nostro appartamento: ci lavora anche un giovane italo-tedesco con accento toscano che ci dà molte informazioni. Come avevo già avuto modo di appurare in passato, sono molte le persone, in Germania, che parlano italiano, spesso figli di nostri emigranti. Anche se non potrebbe, ci facciamo suggerire anche qualche ristorante tipico. Così, un primo giro ci conduce verso la Martinstor, la più antica delle uniche due porte rimaste dell’antica città.
Poi andiamo a cena nel ristorante consigliatoci dal giovane toscano: lo Schwarzwalder Hof, il ristorante di un albergo, un po’ classico ma con personale gentilissimo ed ottimi piatti tipici che ci siamo fatte consigliare da loro, con nomi impronunciabili. Durante la breve attesa, però, il sonno rischia di prendere il sopravvento.
Infatti, appena rientrate, più che addormentarmi svengo. Ma, almeno, la nostra lunga avventura ha avuto inizio!!!