Chi dice che trasferisce le sue attività all’estero per motivi fiscali dice, in parte, una baggianata. L’unica cosa positiva che si può ottenere, in alcuni paesi, sono i costi più bassi, inclusi quelli della manodopera (e non è poco, per carità!) Solo che ciò che si risparmia diventa reddito su cui si pagano comunque le tasse… italiane! L’unico modo per non aver più nulla a che fare col nostro fisco è andar via, vendere tutto ciò che si possiede in Italia, e non rimettere mai più il naso in patria. E non è certo al 100% che non ti vengano a cercare comunque, con la scusa che te ne sei andato SOLO per evadere le tasse, trovando un appiglio qualsiasi per poterti accusare. In realtà, motivi per fuggire via dall’Italia ce ne sono talmente tanti da avere solo l’imbarazzo della scelta. Quello fiscale, però, nell’ultimo decennio in particolare, ha sicuramente spostato l’ago della bilancia in maniera decisiva e, infatti, i flussi migratori in fuga dal nostro “bel paese” sono ripresi in maniera massiccia, come all’inizio del X secolo. Ma scappare dal fagocitante sistema italiano non è così semplice. È interessante, in tal senso, l’articolo di Italiansinfuga che spiega come, in teoria, si dovrebbe fare per riuscirci (sebbene non vi sia certezza alcuna che un domani non vengano tassati a qualsiasi titolo anche gli italiani all’estero):
Trovo la ragnatela del nostro sistema tassolutamente paralizzante, come se fossimo tutti galline dalle uova d’oro che l’Italia non vuole perdere e incatena avidamente ma che, al tempo stesso, non fa nulla di invitante ed accattivante per tenerci stretti. Siamo sempre più alla deriva, stretti in una morsa d’acciaio che ci leva finanche il respiro. Ormai viviamo come gli ex tedeschi dell’Est o come gli ex sovietici, sotto l’occhio del Grande Fratello, senza diritti né libertà, senza lavoro e tormentati dalle tasse, sempre più poveri e senza prospettive. E ci illudiamo che questa sia democrazia.