Egr. Sig. Dolce, quanta ipocrisia…

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Rispondo alla seguente dichiarazione di Dolce ai giornali:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/12/dolce-gabbana-famiglia-quella-tradizionale-non-ci-convincono-i-bambini-sintetici-gli-uteri-in-affitto

Egr. Sig. Dolce, francamente non comprendo tanta ipocrisia. Secondo lei dovremmo considerare naturale avere nel petto la valvola cardiaca di un maiale o subire il trapianto di un organo da un cadavere, essere bombardati da radiazioni ed avvelenati chimicamente, essere aperti come animali al macello e rivoltati come calzini per allungare la nostra vita, altrimenti destinata, in modo naturale, appunto, ad avere un termine molto anticipato rispetto a quanto avviene, invece, grazie alle conoscenze ed agli interventi medici? E per quale ragione si dovrebbe considerare un’aberrazione essere aiutati da quella stessa medicina a realizzare un sogno di maternità e a perpetuare, oltre che a preservare, la vita? Perché ritenere più etico adottare le nanotecnologie o impiantare parti bioniche per sentire, vedere o, addirittura, camminare, rispetto ad aiutare qualcuno ad avere un bambino? Perché, alla fine, è di questo che si tratta: aiutare la vita, non crearla dal nulla. È, in ogni caso, un inno alla vita e all’amore in cui non trovo nulla di vergognoso e non più artificioso del mantenere in vita qualcuno grazie a macchinari altamente tecnologici. Si tratta sempre e comunque di amore. Ognuno è, ovviamente, libero di pensarla come meglio crede ma trovo questi atteggiamenti davvero molto ipocriti. Dal canto mio, mi sento orgogliosa e sono molto felice di aver avuto e poter amare le mie dolcissime “figlie sintetiche”!!!